Cari amici e amiche della JM, una delle migliori agenzie di moda a Milano, la sentenza d’Appello ribalta il primo grado di giudizio. La Knox condannata per calunnia, ma la pena è già scontata. L’americana tornerà a Seattle. Assolti perché il fatto non sussiste. Assolti con formula piena. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono «estranei» all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher: dopo quasi undici ore di Camera di Consiglio i giudici della Corte d’Appello ribaltano la sentenza di primo grado e restituiscono la libertà ai due giovani, gli stessi che invece erano stati condannati a 26 e 25 anni di carcere. Amanda è colpevole solo di calunnia contro Lumumba ma la condanna a 3 anni di reclusione, è già stata scontata. I protagonisti del delitto di Perugia, la città trasformata da quel 1 novembre 2007 in un grande set cinematografico, non devono tornare in carcere. Sono trascorsi quasi quattro anni da quando il corpo della ventenne inglese Meredith viene trovata morta per una coltellata alla gola nella villetta di via della Pergola. Da allora quattro fermati, coltelli, impronte, macchie di sangue, confusi memoriali, accuse reciproche, versioni contrastanti ma soprattutto 1.449 giorni giorni di carcere trascorsi dai due ex fidanzatini nelle prigioni tra Perugia e Terni. E soprattutto tre Paesi coinvolti, Italia, Usa e Inghilterra: un caso giudiziario che riscuote clamore, fa discutere, si trasforma subito in un “circo” mediatico che rischia addirittura di creare tensioni diplomatiche. Non a caso il verdetto viene letto in diretta mondiale. Ieri è stata un’udienza drammatica. La fine di un incubo. L’ultimo atto di un giallo dal copione già visto: una star indiscussa, Amanda, il co-protagonista fedele fino all’ultimo, Raffaele, e una vittima, Meredith, quasi dimenticata se non fosse stato per l’ostinazione dei familiari che hanno rivendicato fino all’ultimo giustizia e verità. Mamma Airline, la sorella Stephanie e il fratello Lyle che, ieri pomeriggio in conferenza stampa, mentre la Corte decideva sul futuro degli imputati, hanno chiesto di ricordare anche la loro Mez «uccisa in modo brutale». Gli stessi che dopo il verdetto hanno dichiarato di «rispettare la decisione dei giudici ma di non comprendere come sia stato possibile modificare completamente la decisione di primo grado». Prima della sentenza la Knox entra in aula visibilmente agitata, respira quasi a fatica. Sollecito invece appare più tranquillo. E quando la Corte li dichiara innocenti non sanno se ridere o piangere. E alla fine lei piange.